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Vita da atleta: Gus Kenworthy

by Zinermann Zinermann
22 Febbraio 2018

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Bentornati ad un nuovo appuntamento con le news di Zinermann Sporting! Visto il successo dell’articolo riguardante lo straordinario scalatore Dani Arnold, noi Z Sport Experts abbiamo pensato di dedicare un nuovo pezzo ad una personalità sportiva e proporvi la sua storia.

Oggi parliamo di Gus Kenworthy, sciatore freestyle americano classe ‘91, specializzato nello slowstyle e nell’halfpipe.Gus aveva 14 anni quando il suo compagno di mille sciate, Hoot Brown, scivolò accidentalmente sotto un gatto delle nevi. Di quell’episodio, racconta Gus, “non dimenticherò mai le urla dei bambini e dei ragazzi della mia età che, insieme a me, condivisero quei momenti terribili”. Brown morì qualche ora dopo a causa delle profonde ferite: Kenworthy e tutta la comunità di Telluride, Colorado si strinsero attorno al dolore della famiglia Brown. Hoot era una promessa dello sci statunitense. Nei momenti più bui e tristi di Gus, il padre gli diceva “Porta con te il suo ricordo, per sempre. Fa che il ricordo di Hoot, la sua bontà d’animo e la sua passione per lo sport ti guidino per tutta la vita”. Oggi Gus Kenworthy è uno degli atleti più famosi d’America: seguitissimo sui social, è spesso immortalato su magazine sportivi. La sua indubbia bellezza e i modi gentili lo rendono il testimonial perfetto per pubblicità e sponsorizzazioni. Ma la sua vita, nonostante ciò, non è stata tutta rose e fiori ed il suo cammino verso la consacrazione sportiva è stato lungo (nonostante la giovane età).

Kenworthy ha imparato a sciare arrancando dietro ai due fratelli maggiori. A Telluride non c’erano grandi piste o luoghi ben attrezzati, così i fratelli Kenworthy sono stati i primi, in città, a praticare il freestyle, mentre iniziava a spopolare anche altrove. Poco dopo, la morte dell’amico fraterno Brown fu uno shock grande per Gus, che impiegò anni a metabolizzare il lutto del suo miglior amico.Anni dopo, mentre il dolore per la morte di Brown cominciava a trasformarsi e a sedimentarsi nel cuore di Gus, la ferita dell’omofobia galoppante nelle piccole cittadine di montagna non accennava a rimarginarsi. I genitori di Gus sospettavano lui fosse gay sin dall’età scolare: lui continuava a nascondersi, spaventato anche dalla forte avversione per gli omosessuali nel mondo dello sport. Se la vita privata di Gus Kenworty è stata tumultuosa e mai facile, il percorso sportivo è stato tutto in discesa. Ha firmato la sua prima sponsorizzazione a 16 anni ed ha iniziato presto a gareggiare in tutto il mondo.

Nel 2014 la sua ascesa culminò con la partecipazione ai giochi olimpici invernali di Sochi. La pressione in cui Gus si trovava a vivere in quel periodo, determinato a vincere ma infelice perché obbligato a nascondere la sua sessualità, era quasi insostenibile: “La notte non riposavo, per lo stress digrignavo i denti ed il mio medico mi consigliò di indossare un bite protettivo. Ero distrutto”. Nonostante tutto, la grande forza di volontà e il talento di Gus gli permisero di portare a casa la medaglia d’argento nello slopestyle.La popolarità globale arrivò in quel momento e lo investì come un’onda: interviste, servizi fotografici, ospitate in tv. Gus oramai era una star negli e tutti continuavano a chiedergli se avesse una ragazza. Alla parata che Telluride organizzò in suo onore c’era anche il suo ragazzo, ma nessuno lo sapeva.

Il coming out di Kenworthy avvenne prima in famiglia e con gli amici più stretti: furono tutti comprensivi e di gran supporto. Nonostante questo importante sostegno emotivo, il ragazzo aveva ancora molta paura di parlare pubblicamente del suo orientamento sessuale, preoccupato di perdere fan e il sostegno della comunità sportiva internazionale e degli sponsor a lui legati (come se essere omosessuale fosse una macchia infamante, qualcosa di cui vergognarsi). Documentatosi sulla letteratura sportiva a riguardo, Gus Kenworthy si rese conto che non c’era mai stato un coming out tra gli atleti di sport invernali, così si decise ed affidò al magazine sportivo di ESPN una cover story in cui confessava la sua omosessualità.

La reazione è stata positiva, inaspettatamente: “Mi ha fatto cambiare la percezione di questa grande macchina - anche commerciale - che è l’industria dello sport” ha affermato Gus. La sua vita è cambiata: è più felice, non soffre più di attacchi di panico, si sente accettato ed è diventato un rappresentante attivo della comunità LGBTQ nel mondo dello sport. Solo qualche giorno fa è salito agli onori della cronaca per il bacio (ripreso casualmente da ESPN durante le Olimpiadi invernali di PyeongChang e trasmesso dalle emittenti di tutto il mondo) col suo fidanzato Mattew Wilkas. Una storia toccante, quella di questo ragazzone del Colorado, che tocca molto e fa riflettere. Noi Z Sport Experts aspettiamo i vostri commenti a riguardo!


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